venerdì 1 dicembre 2017

Dicembre 2017/Un tè con...


Buongiorno amici che mi seguite,

come ogni primo giorno del mese, dall'aprile 2016 ci ritroviamo per un tè e con  le mie interviste impossibili. A proposito, sto notando che la voglia di  fare interviste sta contagiando diverse blogger  e la cosa  non può che farmi piacere.



Questo mese abbiamo colei che grazie al suo intuito, la sua determinazione e il suo coraggio diverrà una delle più grandi imprenditrici che l'Italia abbia espresso. 




Luisa Spagnoli 1877 -  1935



Il suo nome è conosciuto ancor oggi per la linea di abbigliamento femminile ma la sua vita fu costellata di ideali e valori che l'hanno portata a diventare la capostipite di tante donne manager di oggi.

* Cara Signora, il suo nome da ragazza era Sargentini, ci vuol parlare un po' di lei, come è stata la sua infanzia?
- Sono nata a Perugia il 30 ottobre 1877, mio padre Pasquale Sargentini era pescivendolo e mia madre Maria Conti casalinga. In quegli anni erano molte le famiglie italiane che vivevano nell'indigenza e i figli, raggiunta l'adolescenza, dovevano lavorare. Io fui mandata a 13 anni in un laboratorio di sartoria.

* Come è stato l'incontro con il suo futuro marito?
- Era il 1897, arrivò a Perugia una banda musicale di Assisi e a farmi battere il cuore fu un giovane clarinettista:  Annibale Spagnoli che suonava insieme al fratello Luigi. Annibale proveniva da una buona famiglia e con l'approvazione dei miei genitori, in seguito ci fidanzammo. Quando Annibale fu chiamato a fare il servizio militare a Mantova, con una ferma di tre anni,  decidemmo di sposarci e andare a vivere a Mantova.
Confezionavo abiti per le mogli dei militari ma Mantova non mi piaceva e, dopo il secondo figlio decidemmo di ritornare a Perugia.

* Presto avviene la svolta che la porterà a diventare imprenditrice?
- Nella via dove andammo ad abitare si cedeva una drogheria, il lavoro per entrambi, pensai. Fu davvero la nostra fortuna. Continuammo con entusiasmo la produzione di confetti che i vecchi proprietari avevano avviato. Con l'aiuto del garzone di negozio che mi fece da maestro, divenni un'alunna diligente e fantasiosa. Il mio estro mi portò a sperimentare nuovi gusti per i confetti: Le vendite aumentarono.

* Annibale che ruolo ebbe?
- Annibale era appassionato di tecnica, si occupava dei macchinari ed era spesso assente alla ricerca di migliori attrezzature per il nostro laboratorio.

* Si fecero strada manie di grandezza di suo marito?
- Erano i primi anni del novecento, ebbi un altro figlio, Aldo.
La fabbrica di confetti ebbe un’affermata clientela che faceva gola a tanti.  Annibale era spesso fuori per fiere e mercati alla ricerca di derrate e macchinari, i nostri rapporti erano spesso tesi.Senza dirmi nulla mio marito si mise d'accordo con tre industriali della zona Il 30 novembre del 1907, infatti, davanti al notaio Gasperini di Perugia, Francesco Andreani, Leone Ascoli e Francesco Buitoni firmarono la nascita della “Società Perugina” per la fabbricazione dei confetti,  Francesco Buitoni, industriale già affermato, venne nominato rappresentante legale della società.

* Entrò ben presto in azienda il giovane figlio di Buitoni:  Giovanni?
-  Nel 1909 Giovanni entrò nella società portando una strategia vincente, io fui d'accordo di abbandonare il mercato del Nord, già saturo, e di concentrarci invece su quello locale e meridionale.  Gli effetti si fecero  ben presto sentire poiché già due anni dopo l’azienda aumentò  la produzione . Nel 1913 la fabbrica con il nome di "Perugina", occupò 50 lavoratori di cui 14 donne.



* Lo scoppio della prima guerra mondiale portò un freno alla produzione?
-Nella sua politica di austerità, il governo emise un decreto vietando il commercio dei dolciumi, ritenuto superfluo, una decisione che avrebbe potuto mettere in ginocchio la Perugina. Solo che, in quel decreto negli ingredienti segnalati come vietati, non era specificato il cioccolato (allora poco conosciuto). Io suggerii di continuare a far girare le macchine producendo solo questo ingrediente, escludendo quindi confetti e caramelle; grazie a questo stratagemma lo stabilimento poté continuare a prosperare durante tutto il periodo bellico.




* Lei fu la creatrice dei famosi cioccolatini "Baci Perugina" ci vuole raccontare come sono nati?
- Era il 1922, ed io, sempre attenta agli sprechi, decisi di utilizzare gli scarti di cioccolata aggiungendo pasta morbida di cacao e granella di nocciole. Poiché il cioccolatino così confezionato, con una nocciola intera  ricoperto di cioccolata fondente, assomigliava ad un  pugno chiuso, lo chiamai “cazzotto”. Ma a Giovanni, uomo galante che amava la dolcezza sotto tutte le sue forme non piacque per nulla questa denominazione per un cioccolatino peraltro squisitissimo.  Infatti,  come dice lui stesso nel suo libro"Storia di un imprenditore": «Come potrebbe una cliente chiedere: mi dà un cazzotto per favore?» Ed ecco il suo genio: li chiamerà “Baci”, “Baci Perugina”.  Mentre la trovata del bigliettino interno scaturì dal fatto che Giovanni ed io ci scambiavano bigliettini amorosi e che, a un certo punto, uno dei due, visto il successo dei baci, abbia deciso di inserire dentro la confezione belle frasi. Frasi che, già esistevano sulle cartoline che i giovani soldati inviavano alle loro fidanzate.

* All'interno dell'Azienda lei mise in atto molte attività per migliorare la vita dei suoi dipendenti?
- In quegli anni mi separai da mio marito e sotto la guida di Giovanni Buitoni avviai diverse iniziative a favore dei dipendenti concedendo per esempio il congedo per maternità, la scuola per il buon governo della casa, corsi di lingua straniera,  l'asilo nido, un club sportivo e una filarmonica, ma più importanti furono la realizzazione della cassa-mutua per i dipendenti in malattia e una cassa interna per il deposito dei loro risparmi.

* Il suo estro la porterà ad inventare altri prodotti e altre strategie...
- Le leggi autarchiche messe in atto dal governo Mussolini impedirono i rifornimenti del cacao. Io non potevo pensare di licenziare i miei dipendenti quindi ritornai a produrre caramelle. Nacque così la caramella "Rossana", ma pensai ad un altro settore:l'allevamento dei conigli d'angora ,senza fare del male agli animali ma raccogliere la lana d'angora pettinando i conigli e produrre un ottimo filato.




“L’Angora Spagnoli” nascerà nel sobborgo di Santa Lucia, vicino a Perugia,  per la creazione di scialli, boleri, guanti e indumenti alla moda, messi a punto da Luisa,  i cui primi modelli saranno presentati alla Fiera di Milano del 1930.

Queste sono solo alcune delle straordinarie gesta di questa donna controcorrente, che è riuscita a dar vita ad un marchio di moda che in breve ha conquistato il mondo trasformando un semplice nome, il suo, in una vera e propria icona dello stile made in Italy, 




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4 commenti:

  1. In città c'è un negozio del marchio. Prezzi molto alti ma belle cose.
    Non conoscevo però la sua vita

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    1. Decisamente una vita piena di impegno e determinazione. Da ammirare.
      Ciao Patricia, grazie

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  2. E' un bel modo di incontrare personaggi interessanti.
    Buona domenica e un bacio!

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