Buonasera,
io che non so scrivere mi ostino a volerlo fare, e l'occasione me la porge sempre la mia cara amica Patricia con il suo incipit mensile.
Questo l'incipit di Patricia a cui tutti potete aggiungere il finale con un racconto di 200/300 caratteri o 200/300 parole.
Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l'ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D'un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall'autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.
Era un gattino che faceva capolino fra le foglie. Lo
raccolse e lo accarezzò, era molto piccolo, certamente si era staccato da poco
dalla madre e girovagava vagabondo per il parco. Lei riprese a rimuginare nella
sua mente la scena a cui aveva assistito qualche giorno prima..
Era il tardo pomeriggio di una giornata piovosa, faceva
freddo sull’autobus, aveva lavorato tutto il giorno su quel maledetto computer.
Guardò fuori dal finestrino, le insegne al neon dei negozi si specchiavano nelle
pozzanghere.
L’autobus si fermò al semaforo, d’un tratto non volle credere ai
propri occhi: Michele? Era proprio lui in compagnia di una bellissima donna
che non aveva mai visto prima. Lui con
il braccio le cingeva la vita e con l’altra mano reggeva l’ombrello. Si
fermarono davanti ad una macchina in sosta, lui le aprì lo sportello per farla
salire e... non riuscì a vedere altro, il semaforo diede il via libera e l’autobus
riprese la sua corsa.
Quella persona in compagnia di Michele non era certamente
Laura, la sua fidanzata storica con cui stavano programmando il matrimonio,
pensò. Laura non era un’amica per lei, l’aveva conosciuta ad una cena di amici
in comune e in quell’occasione conobbe anche Michele.
Il dubbio le pervase la mente, dirlo sommessamente a qualche amica o stare
zitta per sempre? Non sapeva cosa fare, Laura le era sembrata molto simpatica,
una bella ragazza ma non certamente di una bellezza disarmante come poteva
essere“quell’altra.”.
Il gattino miagolava, era stato buono e si era lasciato
accarezzare ma ora aveva certamente fame.
S’incamminò verso casa portando con sé il gattino sperando
gradisse la compagnia degli altri due.
A Laura e Michele non pensò più, seppe dopo qualche mese che
si erano sposati. Ebbe occasione di incontrarli di nuovo. Laura era felice lo
si vedeva dai suoi occhi , forse è stato giusto così.
Con questo post partecipo a: Insieme Raccontiamo 14

Bellissimo, Verbena!
RispondiEliminaDiceva mia nonna che chi ascolta e tace lascia il mkndo in pace. Non è sempre facile e giusto.
A volte però sì 😊
Grazie a te,
Hai saputo raccontare, in così poche righe, un racconto che mi ha colpita e fatta riflettere. Quante sono le storie simili a queste. Ma è giusto tacere? Forse si, forse no, o forse bisognerebbe provare ad essere al posto di chi vive una storia con un lato sconosciuto della persona con cui condivide l'esistenza....Bravissima Verbena. Paola
RispondiEliminaTo say something or to hold it to yourself?.....this situation is one we can often find ourselves
RispondiEliminain. You make us think about things Verbena.
A big hug to you and a wonderful day.
Anita. xx
Ciao Verbana. Mamma mia, che situazione. Bel racconto comunque.
RispondiElimina"..Forse, ma forse..ma sì!"
RispondiEliminaPerché dici che non sai scrivere? E' un racconto che induce alla riflessione. Situazioni così capitano più spesso di quanto s'immagini, e tu hai descritto bene il dilemma che potrebbe essere di ognuno di noi :)
RispondiEliminaCiao Marina
Ti sottovaluti, Verbena.
RispondiEliminaBel racconto.