domenica 1 ottobre 2017

Ottobre/Un tè con...


Buongiorno,





come ogni  mese ci ritroviamo con la rubrica Un tè con.... , il personaggio di oggi è una donna che ha saputo portare il suo cognome con orgoglio e umiltà, una imprenditrice, politica e scrittrice.

Susanna Agnelli



* Cara Signora Agnelli, vogliamo iniziare parlando del suo libro "Vestivamo alla marinara" (Ed.Mondadori) del 1975?
- Si tratta di un racconto, scritto in prima persona, che rievoca l'infanzia, ma soprattutto la  mia giovinezza ai tempi  della Seconda Guerra Mondiale fino al matrimonio con Urbano Rattazzi, avvenuto alla fine del conflitto.




* E' un libro insolito, non è un romanzo ne' un libro di memorie,è la storia di una ragazza e del suo nome raccontati con una fredda e romantica sensibilità.
- Mi hanno fatto osservare che non accenno mai al fatto che mio nonno abbia fondato la Fiat nel 1899. Per me era "il nonno" come Curzio Malaparte per me  era un uomo che voleva bene a mia madre.


* Come è stata la sua infanzia?
- Sono nata a Torino il 24 aprile 1922, l'annoi in cui Mussolini è salito al potere, terza di sette figli , i miei genitori furono Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del  Monte.
 Appartenevo a una delle più importanti dinastie industriali italiane. Sono cresciuta insieme ai  miei fratelli nella grande casa di Torino, dove la nostra educazione era affidata alla governante inglese, Miss Parker. La disciplina era rigida.
Dopo colazione facevamo lunghe passeggiate. Attraversavamo la città fino a Piazza d'Armi dove i soldati facevano le esercitazioni. Soltanto se pioveva ci era permesso camminare sotto i portici ( i famosi portici di Torino ) e guardare le vetrine dei negozi. Guardarle senza fermarsi, naturalmente, perché una passeggiata è una passeggiata e non un trascinarsi in giro che non fa bene alla salute.

* Ci fu un evento tragico che segnò la sua infanzia?
- Avevo quattordici anni e mio padre morì in un incidente in mare. Mia madre lottò a lungo contro il Senatore,  mio nonno,  che pretendeva l'affidamento e la  tutela dei figli. Chiese udienza a Mussolini per ottenere il suo appoggio, ma alla fine fu costretta a cedere al suocero. Durante il periodo di lontananza, io e i miei  fratelli soffrimmo molto. Non studiavamo più, dicevamo sempre di no.
Solo dopo lunghe insistenze dei nipoti, il Senatore si arrese, affermando che:
- Se una donna era riuscita a farsi amare in quella maniera dai suoi figli, per dio, doveva pure in qualche modo essere diversa da come lui pensava.
Dopo questi eventi, ci fu dunque per me un periodo felice, trascorso tra Roma e la Costa Azzurra, e poi il soggiorno in un collegio inglese, dal quale mi ritirai dopo una permanenza infelice, a causa della disciplina quasi medievale che  veniva imposta e che reprimeva ogni mio slancio creativo e curiosità intellettuale.

* Com'era sua madre, ce ne vuole parlare?
- "Era bella, fragile, aveva trentacinque anni quando mio padre morì, era la madre di sette figli che avrebbero ereditato un giorno un'immensa fortuna. Amava la vita e l'allegria, era del tutto ineducata,  era follemente generosa sia con gli amici che con gli estranei. Pensavo a lei come se fosse mia figlia. Volevo proteggerla, volevo che fosse felice... Adorava il mare, per ore facevamo il bagno a Forte dei Marmi dimenticando le regole di Miss Parker.
Tutte le mattine un uomo camminava lungo la spiaggia. Dicevano che era uno scrittore che viveva lì al confino, era Curzio Malaparte e si innamorò di nostra madre.". ( da: Vestivamo alla marinara)

* Nel 1940 frequentò un corso da infermiera?
- Avrei dovuto aspettare i ventun anni ma supplicai mia madre di usare tutta l'influenza che aveva in Croce Rossa perché mi fosse concesso di frequentarlo. Fui accettata come allieva. In ospedale le corsie erano immense. Quando arrivavo nella corsia dove lavoravo avevo le guance rosse perché mi alzavo prestissimo e andavo a cavallo prima che cominciasse il mio turno. Poi scoppiò la guerra e le corsie divennero piene di giovani con arti amputati o piaghe sanguinose. Più tardi mi imbarcai su una nave-ospedale.

* Vuole raccontarci dell'incidente subito da suo fratello Gianni in quell'8 settembre 1943?
- Eravamo in viaggio verso Firenze, avevamo carte d'Identità false, un maresciallo tedesco ci accompagnava, guidava malissimo, ad un certo punto udii Gianni gridare "Attento!" ma la macchina si rovesciò dentro un canale. C'era poca acqua, siamo usciti strisciando dagli sportelli. Gianni si era rotto la caviglia e l'osso penzolava. Vedevo che soffriva moltissimo ma non diceva una parola. Per caso, e in cambio di molti soldi abbiamo trovato chi lo portò all'ospedale più vicino. Gianni tremava, gli hanno buttato addosso una coperta ma medici non ce n'erano. Dopo qualche ora mio fratello mi disse: "Ti prego Suni, fai qualcosa non ce la faccio più" Andai a cercare un medico, lo trovai che dormiva gli chiesi di venire a visitare mio fratello. Mi disse che lui non poteva farci nulla, non c'era acqua ne' corrente elettrica ne' materiale di medicazione. L'ho guardato negli occhi e gli ho detto: "Senta, stiamo cercando di attraversare le linee, mio fratello è il vicepresidente della Fiat la prego cerchi di salvare la gamba di mio fratello".
Si mise una mano sulla testa e chiese: "Chi gli darà l'anestetico se lo opero?"
"Sono infermiera" ho sussurrato atterrita.  Ho messo la maschera sulla faccia di Gianni e con l'altra ho tenuto la bottiglia del cloroformio come avevo visto fare in sala operatoria. Mentre lo operava il medico mi diceva di aggiungere anestetico. Alla fine gli ho ricucito la ferita e ho pregato che gli alleati arrivassero in fretta.

*Alla fine della guerra ci fu il suo matrimonio con Urbano Rattazzi?
- "Ci sposammo diciotto giorni dopo esserci incontrati. Non ho saputo descrivere perché me ne innamorai: ma dell’amore non si sa mai perché cominci, né perché finisca.” Con Urbano ho avuto sei figli ma in seguito  il mio cuore fu altrove. 
Nel 1976 venni eletta deputato, nel 1983 senatore nelle liste del Partito Repubblicano Italiano. Fui sottosegretario agli Esteri dal 1983 al 1991 sotto varie presidenze del Consiglio, poi ministro degli Esteri, prima e unica donna nella storia italiana alla Farnesina. Eletta alle elezioni europee del 1979 per le liste del Pri, fui membro della Commissione per le relazioni economiche esterne.,

*Oltre alla laurea in lettere, nel 1984 ha ricevuto una grande onoreficenza?
- Sì, una laurea honoris causa in Legge dalla Mount Holyoke University del Massachusetts (USA).





"Ho detestato i miei anni in Parlamento quanto detestai quelli al liceo D’Azeglio di Torino. Una perdita di tempo di una inutilità infinita"

“L'amore non è un dovere, è una grazia. Bisogna averne molto dentro di sé per poterlo dare agli altri.”
(Susanna Agnelli)





Susanna Agnelli è stata presidente del WWF e della onlus Telethon



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3 commenti:

  1. Leggo con piacere e interesse queste tue pubblicazioni su molte donne che hanno fatto la storia del mondo.
    Ti auguro una buona serata.

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  2. Un'immagine no stereotipata di una donna di tale risma.. però, eccellente!

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  3. Credo sia l'unica di questa importante famiglia che si sia differenziata in meglio. Ha fatto della sua vita quasi una missione, credendo fermamente in ciò che faceva. Quando la vedevo in Tv, ho sempre avuto l'impressione di leggere nel suo sguardo un velo di tristezza. Grazie per questa intervista, ci ha permesso di conoscerla più intimamente. Paola

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