venerdì 1 maggio 2020

Maggio, Un Tè con....

Buongiorno e benvenuti all'appuntamento mensile di:




Il personaggio che abbiamo oggi ci porta ad una riflessione sull'attuale situazione di pandemia da coronavirus per sottolineare il fatto che non ci sia neanche una donna nel Comitato Tecnico Scientifico che sta studiando come reagire all'emergenza nonostante siano molte le scienziate italiane, molte delle quali costrette a lavorare all'estero, non ultime le tre  ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il coronavirus aprendo la strada al vaccino.

Oggi abbiamo il piacere di conoscere colei che fu la prima scienziata ad intuire la differenza tra i coronavirus e i virus dell'influenza:




June  Dalziel Almeida
(1930/2007)








- Cara Signora Almeida ci vuol parlare un po' di lei? Dove è nata e come è stata la sua infanzia?
- Sono nata a Glasgow in Scozia il 5 ottobre 1930 mio padre era conducente di autobus, a 16 anni fui costretta ad abbandonare gli studi per ristrettezze economiche.  Iniziai a lavorare come tecnico di laboratorio all' Ospedale di Glasgow.

- La sua carriera proseguì a Londra?
- Presto mi trasferii a Londra dove conobbi colui che divenne mio marito, l'artista venezuelano Enriques Almeida mentre lavoravo al St Bartholomew’s Hospital.

- Lei non si limitò a svolgere il suo lavoro in modo meccanico?
- Assolutamente no, dopo il matrimonio decidemmo di emigrare in Canada dove ottenni un posto presso l’Ontario Cancer Institute di Toronto. Sfruttai il fatto di lavorare a stretto contatto con medici e ricercatori per accrescere le mie conoscenze e fu lì che misi a punto quella che sarebbe diventata la mia più importante eredità scientifica: l'immunoelettromicroscopia (IEM), tecnica che consentiva una migliore osservazione dei virus grazie all'utilizzo di anticorpi specifici capaci di legarsi ad essi. Questo metodo mi permise, nonostante la formazione accademica da autodidatta, di firmare alcune importanti pubblicazioni scientifiche sulle strutture virali. C'è da dire che in Canada, rispetto al Regno Unito, è maggiore l'apertura nel riconoscere i meriti di chi non ha conseguito un titolo accademico.

- Qualcuno la convinse a rientrare a Londra?
- Nel 1964 durante una visita a Toronto, Anthony P. Waterson, direttore del dipartimento di microbiologia della St. Thomas’s Hospital Medical School di Londra, restò colpito dal  mio lavoro e mi convinse  a collaborare con lui. Rientrai nel Regno Unito, dove rimasi per il resto della mia vita.

- Un giorno vide qualcosa di nuovo?
- Guardando attentamente nel mio microscopio elettronico vidi un punto grigio dalla forma circolare, ricoperto da minuscoli raggi. Con i miei colleghi notammo che queste sporgenze formavano un alone intorno al virus e decidemmo di chiamarlo con la parola latina "corona".
Quello che vidi sarebbe diventato noto come il "coronavirus".


Negli anni 80, in qualità di consigliera scientifica diede un importante contributo alle prime osservazioni al microscopio elettronico del virus dell'HIV
June Almeida muore nel 2007. Chi ha avuto l'opportunità di lavorare con lei, la ricorda per il suo entusiasmo e per la capacità di interagire alla pari e senza difficoltà con medici, ricercatori e tecnici.
Oggi la maggior parte dei libri scientifici sui virus contengono le sue microfotografie.




Buon Primo Maggio a tutti e....




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4 commenti:

  1. E' la prima volta che leggo quest tua rubrica: Un Te con, e devo dire che l'ho fatto con enorme piacere.
    Bellissima e molto istruttiva.

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  2. Passare da te, Verbene, è portare sempre a casa qualcosa di bello e positivo. Grazie, sinceramente non conoscevo la storia di June <3

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