domenica 1 novembre 2020

Novembre/Un tè con...


Buona Domenica a tutti, 
benvenuti all'appuntamento mensile della rubrica:" Un tè con..."

Oggi abbiamo ospite una campionessa olimpica che ha commosso il mondo dell'atletica e non solo.




Wilma Rudolph

 

Saint Bethlehem (Stati Uniti) 1940 - Brentwood (Stati Uniti) 1994




Alta, slanciata e velocissima, non poteva che essere nominata "La gazzella Nera"



- Cara Signora Rudolph, la sua storia è fantastica quasi incredibile,  per cominciare ci vuol raccontare come è stata la sua infanzia?
- Sono nata prematura a ST. Bethlhem nello stato del Tennessee il 23 giugno 1940. Pesavo due chili ed ero sesta di otto figli. Mio padre Ed lavorava in ferrovia come fattorino e mia madre Blanche come domestica in una casa di bianchi. Sono cresciuta in una casa di legno in quella parte della cittadina riservata ai neri. Ero spesso malata, morbillo, scarlattina, polmonite e nel 1944, a quattro anni mi fu diagnosticata la poliomielite, conosciuta negli anni quaranta come una delle malattie più paralizzanti.

- Sua madre fece di tutto per trovare un ospedale dove poterla curare?
- Il Meharry Hospital di Nashville era l'unico disposto a curare un bambino di pelle nera, infatti lì lavorava un' equipe di medici di colore. Il dottore disse che non avrei più camminato, mia madre mi disse che avrei di nuovo camminato, credetti a mia madre. Andavamo due volte a settimana in ospedale per una terapia di acqua e calore fino a che non fui in grado di camminare con un apparecchio d'acciaio sulla gamba sinistra. Duecento viaggi in autobus rigorosamente sedute nei sedili in fondo dove potevano sedere i neri.

- I suoi fratelli impararono come sua madre a farle dei massaggi terapeutici, è così?
- Certamente, sono stati importantissimi. A nove anni non ebbi più bisogno dell'apparecchio alla gamba, iniziai a camminare con una scarpa ortopedica. 

-Finalmente a dodici anni riuscì a camminare normalmente?
- Grazie alle cure di mia madre e dei miei fratelli potevo camminare, correre e sfidare i ragazzini in cortile. Il basket divenne la mia passione ma in seguito fui notata dall'allenatore di atletica del College.

- Ma cosa successe nel 1956?
- Nel 1956 a Melbourne in Australia ci furono le Olimpiadi ed io mi qualificai per parteciparvi. Vinsi una medaglia di bronzo con le mie compagne nella staffetta 4x100. Avevo 16 anni e quando tornai a scuola la mostrai ai miei compagni che se la passarono di mano in mano,  quando tornò nelle mie mani era piena d'impronte allora cominciai a lucidarla ma il bronzo non brilla. In quel momento decisi che la prossima doveva essere d'oro.





- Qualche anno dopo dovette sospendere gli allenamenti per un bell'evento che doveva arrivare?
- Rimasi incinta e  mio padre proibì al mio compagno di vedere la bambina e affidò mia figlia alle cure di mia sorella. Ripresi ad allenarmi per le Olimpiadi del 1960 a Roma.

- A Roma fu un trionfo....!
- Fu oro sui 100 metri piani, tre giorni più tardi oro nei 200 metri piani e infine la staffetta 4x100 terza medaglia d'oro e nuovo record mondiale con 44"5. 
 


- In Italia la chiamarono "Gazzella Nera" e la ammirarono come atleta e come donna combattiva , ma Uno in particolare divenne forse più di un amico per lei.
- Con Livio Berruti, durante le Olimpiadi a Roma, è nata una bella amicizia. Lui campione italiano conquistò la medaglia d'oro nei 200 piani. Ma io dovevo tornare in America dalla mia bambina e mi ritirai dalle gare dedicandomi all'insegnamento.




«Il premio non è mai così grande se manca la lotta per ottenerlo» (Wilma Rudolph)




Wilma Rudolph abbandonò le competizioni nel 1962. In seguito lavorò come insegnante, allenatrice di atletica e commentatrice sportiva. Si sposò nel 1963 ed ebbe quattro figli. Nel 1976 fu inserita nella National Track & Field Hall of Fame, la Hall of Fame statunitense dedicata all'atletica leggera.

Nel 1977 uscì la sua autobiografia Wilma Rudolph on Track, da cui venne tratto il film TV Wilma, in cui debuttò un giovane Denzel Washington.

È scomparsa nel 1994, a soli 54 anni, per un tumore al cervello. (fonte Wikipedia)


UN GRANDE ESEMPIO DI COMBATTIVITA' E AMORE PER LA VITA                                               NONOSTANTE I SUOI LIMITI














10 commenti:

  1. Una storia straordinaria, una vita vissuta al massimo compiendo imprese davvero ammirevoli. Grazie per avermi fatto conoscere la vita di questa meravigliosa atleta di cui conoscevo solo il nome e le imprese sportive.
    sinforosa

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  2. Sono contenta di aver letto la storia di questa donna straordinaria, che non conoscevo. Un'infanzia difficile per la malattia, per le difficoltà che le persone di colore avevano persino per essere curate. Per fortuna la sua era una famiglia che ha fatto tutto il possibile per darle una vita normale e ci è riuscita visto che Wilma è diventata addirittura una campionessa olimpica. Peccato che se ne è andata ancora giovane per un'altra gravissima malattia. Saluti.

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    1. Sono state tante e tante ce ne saranno di donne straordinarie. Molte di loro passano inosservate e dimenticate.
      Ciao Mirty, grazie.

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  3. Una storia straordinaria Verbena! Non conoscevo questa atleta ma la sua forza e determinazione sono contagiose! Esempi da tenere sempre a mente! Grazie per averla fatta conoscere! :)

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  4. Che bella storia e che donna straordinaria: ha dovuto combattere contro le difficoltà personali ma anche contro le discriminazioni dolorose che solo gli esseri umani sanno infliggere. Grazie per avermela fatta conoscere. In ritardo, buon novembre ...

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  5. This is such an amazing story and it shows how you can over come discrimination and push forward. Work hard and it pays off. I am glad things have changed in the world, even though there are still some people out there who are racist, many more people just like others for who they are. xx

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  6. Grazie infinite Verbena per questo meraviglioso post di sport ma non solo, anche di lotta e di speranza.

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